MAJORETTES, ARTISTI DI STRADA E SHOWCOOKING, A COSENZA
AL VIA LA FIERA DI SAN GIUSEPPE
L'evento è anche un'occasione per conoscere a fondo la città, ma soprattutto per "recuperare lo spirito originario della manifestazione, da secoli momento di incontro fra culture diverse", come afferma lo storico Luigi Bilotto.
di Donata Marrazzo 15/03/2017

"Da bambino aspettavo le bancarelle della Fiera di San Giuseppe per comprare i mostaccioli di Soriano Calabro. Partivo da Cerisano con mia madre e raggiungevamo gli stand allora disposti nella zona di San Francesco. Mi piaceva scegliere tra quei volti saraceni fatti di farina, miele e mosto di vino. Ce n'erano di forme diverse, sirene, cavalli, caproni, pesci, galli, cuori. Molti di quelli erano simboli propiziatori e stuzzicavano la mia fantasia. Mi sbalordivano poi i venditori di piatti che, per dimostrare la qualità della propria merce, li sbattevano con forza sui tavolati di legno dove erano esposti in pile". Luigi Bilotto è uno studioso della storia e dell'arte calabrese, cui ha dedicato libri e pubblicazioni. E' stato dirigente del settore Cultura del Comune di Cosenza e da quando è in pensione continua ad approfondire i suoi studi. Parte dai suoi ricordi personali per guidarci nella ricostruzione storica della Fiera di San Giuseppe, da secoli il mercato cittadino più atteso dell'anno.

8 secoli di Fiera
"Quando fu istituita nel 1234 da Federico II di Svevia, per faciliare gli scambi commerciali con la Sicilia, fu un evento davvero eccezionale: la Calabria - e quindi tutta l'Italia peninsulare - si aprì per la prima volta alla cultura araba diffusa in tutta l'isola dove le arti, le lettere, la lingua, le unità di misura erano di derivazione araba", spiega Bilotto. Fu un contatto importante che diede impulso al commercio e consentì confronti fra usanze diverse: "Il nostro modo di allevare i cavalli, ad esempio, di coltivare o di tessere ne trasse beneficio".
Lo storico Luigi Bilotto
Quando Cosenza era la capitale mercantile della Valle del Crati
Piante, agrumi in particolare, tele di seta e ceramiche erano i prodotti più richiesti, quando ancora la fiera si teneva dal 21 Settembre al 9 di Ottobre, davanti al tempio consacrato alla Maddalena, nel quartiere dei Rivocati, dove oggi è la Riforma. La sua prima denominazione fu infatti Fiera della Maddalena. E rappresentava un'occasione di scambio culturale internazionale tra gli abitanti della provincia di Cosenza e i Casali e i mercanti che arrivavano da Milano, Genova, Venezia, Amalfi, Firenze, Messina ma anche da Spagna, Francia, Dalmazia. Cosenza era allora la capitale mercantile della Valle del Crati. Il mercato fu sospeso a seguito di un terremoto nel 1544 e di una successiva alluvione del Busento. Riaperto 20 anni dopo in occasione dell’inaugurazione di nuovo ponte sul fiume, costruito nei pressi del Convento di San Domenico, prese il nome di Fiera di San Giuseppe. Era il 19 Marzo 1564.

Bancarella di ceramiche
Tutte le location
Dalla via dei Mercanti, attuale corso Telesio, e aree limitrofe, agli inizi del '900 la Fiera fu spostata nella zona di San Francesco di Paola. Tra gli stand si trovavano le eccellenze dell'artigianato locale: le ceramiche di Seminara e di Bisignano, i tessuti di Longobucco e San Giovanni in Fiore, le pipe di Bognaturo, panari o fulazze di vimini per la raccolta della frutta e l’esposizione al sole dei pomodori, dei fichi o delle melanzane. Dolciumi, salumi e caciocavalli. La manifestazione si tenne poi per qualche anno su Lungo Crati, dove si sviluppava in un'area angusta e poco sicura. Infine le è stata assegnata la zona di viale Mancini: "Una location forse meno suggestiva ma più sicura per lo svolgimento dell'evento - afferma Bilotto - più fruibile per i visitatori e più agevole per gli espositori. E comunque ben collegata al vicino centro storico".

Illustrazione di Degustando in Fiera
Un mercato in versione glocal
Oggi è sempre più una fiera glocal, specchio del nuovo commercio ambulante che è anche laboratorio di multiculturalismo: in Italia il 53% degli esercizi è a titolarità extracomunitaria. A Cosenza arrivano dal Senegal, Bangladesh, Marocco, Perù, Ecuador. Così, si alternano zinzulari e chiri d'i pezze magiche, panini cu sazizza e kabab, poi jocariaddri, giurgiulene, ceramiche, vimini, cavaddruzzi i casucavaddru, mustazzuali. Da iei sono già pronti i venditori di vimini (in Via Cesare Baccelli), quelli di terracotte e ceramiche artistiche (nell'area dell'ex Stazione Ferroviaria), degli alberi da frutto (nel primo tratto di via Lungo Crati De Seta), di piante e fiori in vaso (all'interno delle aiuole di Viale Mancini dopo la Sopraelevata).
Gli appuntamenti collaterali
"Io ci torno ogni anno - aggiunge lo studioso calabrese - cercando fra gli stand le testimonianze di ciò che è sopravvissuto nel tempo, ma apprezzando anche tutto quello che c'è di nuovo. L'importante è lasciarsi ispirare dal significato originario della fiera: quello di incontro e confronto fra stili, usanze e culture diverse".
Si parte con le Majorettes “Panta Rei” di Rende
Questa nuova edizione - che si apre oggi con parata inaugurale del gruppo Majorettes “Panta Rei” di Rende (alle 17 in piazza Mancini) - è anche un'occasione per conoscere più a fondo la città e il suo centro storico: sabato appuntamento con i "5 sensi di marcia", per il trekking urbano alla scoperta dell' antica fiera, da quella della Maddalena e a quella di San Giuseppe tra tradizione, cultura e spiritualità. E un tour a bordo del Bus Cabrio (qui tutti gli appuntamenti). Per tre giorni scuole chiuse e traffico deviato per consentire un sicuro andamento della manifestazione.
Un'occasione per conoscere meglio la città e scoprirne i sapori
“La Fiera di San Giuseppe, che attrae migliaia di visitatori da tutte le province calabresi, si sofferma quest'anno sulla storia e l'identità della città bruzia con una serie di eventi collaterali – spiega l'assessora al Turismo Rosaria Succurro - con cui vogliamo dare a una platea così vasta un motivo in più per visitare Cosenza”. E scoprirne anche i sapori: l'assessora alla Crescita economica urbana e alle attività economiche e produttive Loredana Pastore ha organizzato “Degustando la Fiera”, nell'area del Caffè Letterario di Piazza Matteotti (dal 17 marzo). “E' una finestra aperta sull'enogastronomia del nostro territorio e sulle nostre tradizioni culinarie - sottolinea l'assessora - che prevede Showcooking e laboratori sulla cucina tipica, sulla pizza e sulle ricette povere, sulla pasta fatta in casa e sui dolci della tradizione calabrese, come i mostaccioli, vero e proprio simbolo della Fiera di San Giuseppe". Scuola di cucina anche per bambini e laboratori artigianali con liutai e artisti del riuso.
Vietata la vendita di animali
Da segnalare l'ordinanza del Sindaco Mario Occhiuto che durante la Fiera di San Giuseppe ha vietato la vendita e l'esposizione, su tutto il territorio comunale, degli animali. "Il Comune - spiega Occhiuto - promuove la cura degli animali, riconoscendo a tutte le specie il diritto ad un'esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed etologiche".
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